Primavera del 1927, poco dopo le ore 22, lo Spirit of Saint Louis, il monoplano pilotato da Charles Lindbergh, atterra all’aeroporto parigino di Le Bourget dopo una trasvolata atlantica in solitaria durata 33 ore e mezza, consacrando alla storia il pilota venticinquenne. I francesi impazziscono per il coraggioso aviatore americano, ma ce n’è uno che è attratto da un altro aspetto di questa grande impresa: il potenziale pubblicitario. André Citroën è in ottimi rapporti con l’ambasciatore americano Myron Herrick e dopo qualche giorno di frenetiche consultazioni la decisione è presa: il 27 maggio 1927, Mr. Lindbergh visiterà gli stabilimenti Citroën di quai de Javel.  In pochissimi giorni quello che oggi chiameremo l’ufficio stampa di Citroën organizza un evento all’altezza di un ospite tanto importante: viene convocata la stampa, allestito un pulpito e una tribuna nei piazzali della fabbrica, non solo viene creato un “viale d’onore” delimitato da transenne per far giungere in parata, tra le due ali della folla degli operai il corteo capitanato da André Citroën con a fianco Charles Lindbergh; nella Halle d’Honneur di Javel viene realizzata una grande decorazione murale, grandi installazioni floreali completano la cornice del buffet di gala.

Nel primo pomeriggio Lindbergh fa il suo ingresso alle Usine Citroën, André Citroën ed il suo fidato braccio destro Georges-Marie Haardt, fanno da ciceroni all’aviatore che visita la catena di montaggio in piena produzione; gli operai, in soli due minuti assemblano davanti agli ospiti una carrozzeria. Nella piazza centrale degli stabilimenti di Javel, diecimila tra operai, dirigenti e maestranze accolgono festanti Citroën, Haardt, Lindbergh e Herrick che salgono sul pulpito per fare il loro discorso. André Citroën presenta alla folla l’eroe americano non mancando di sottolineare che si tratta di un pilota e valido meccanico, proprio come loro! Lindbergh è un uomo schivo, di poche parole, come lui stesso ammette, ringraziando (in inglese) per la calorosa accoglienza dirà che preferisce attraversare più volte l’Atlantico piuttosto che pronunciare discorsi. La visita si conclude con il buffet d’onore, la firma sul Livre d’Or degli ospiti e ancora un bagno di folla per firmare gli autografi, si narra che proprio in quest’occasione Lindbergh confiderà ai presenti d’aver scorto le luci della Tour Eiffel che come un faro l’aveva guidato nell’individuare Parigi.