Quando, a metà degli anni ‘30, dopo la morte di André Citroën, i fratelli Michelin presero in mano le redini della Automobiles Citroën, per prima cosa cercarono un nuovo “Presidente Direttore Generale”, trovandolo in Pierre Jules Boulanger. Nato nel 1885 nella Francia rurale, Boulanger intraprese presto la carriera militare, anch’egli attratto dall’aviazione che nel 1906 lo schiera all’aeroporto di Satory, vicino a Versailles. E’ lì che conobbe Michel Michelin, nipote di Edouard, fondatore e patron dell’azienda di pneumatici. Nel 1908 partì per quella che all’inizio del secolo sembrava la terra promessa: fino al 1914 lo ritroviamo infatti negli Stati Uniti, dove si impegna in vari mestieri prima di tornare in Europa per la mobilitazione nazionale. Durante la guerra prestò servizio in aeronautica da cui si congederà, dopo l’armistizio, con il grado di capitano fotografo e la Legion d’Onore. Nel 1918, grazie all’amico e commilitone Michel, conobbe Edouard Michelin con cui stabilì subito un rapporto di fiducia tale da portare Pierre Jules Boulanger a ricoprire i più alti ruoli nella fabbrica di pneumatici di Clermont-Ferrand.
Non stupisce quindi che la scelta di Edouard Michelin per un nuovo direttore generale della fabbrica di automobili appena acquistata sia ricaduta proprio su Boulanger, che affiancherà suo figlio Pierre Michelin nella difficile ristrutturazione dell’azienda che fu di André Citroën. Le scelte cui Boulanger fu chiamato erano delle più difficili: tagliare il personale, ridurre gli stipendi e cancellare progetti troppo ambiziosi, ma la “cura Michelin” funziona e già nel 1936 i bilanci di Citroën erano tornati in attivo e Boulanger poteva cominciare a pensare ad altro ovvero al futuro di Citroën: iniziò ad immaginare nuovi modelli tra cui una vettura piccolissima (la chiamerà TPV, che sta per Tout Petite Voiture), che un sondaggio operato dalla Michelin dice interessare molto la Francia contadina, da cui anche lui proviene. Le parole scritte da Boulanger nel suo “carnet noire” per descrivere la sua idea della TPV sono ormai passate alla storia: “Voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capaci di trasportare una coppia di contadini con gli zoccoli, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo”. Aggiunse che si doveva poter riparare con gli arnesi del trattore, doveva essere semplice da guidare, consumare pochissimo (3 litri per cento chilometri) e non superare i cinquanta chilometri orari. Una sfida mica da ridere nell’anno domini 1936, sfida che tuttavia andò concretizzando una dopo l’altra tutte le richieste di Boulanger fino ad arrivare, dopo lo stop forzato dovuto all’occupazione nazista, alla presentazione di 2CV al Salone dell’Auto di Parigi, nell’autunno del 1948.
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