La Dyane fece il suo debutto in Italia nei primi giorni di agosto del 1967, quando fu presentata alla stampa specializzata che l’accolse con entusiasmo. Al fianco della Dyane con motore 425cc, in Italia, arrivò quasi subito la Dyanissima, mossa dal 602cc dell’AMI6, più adatta a competere con le 500 Fiat o Prinz NSU che dominavano il mercato delle piccole cilindrate. Nonostante derivasse direttamente dalla già vetusta 2CV, Dyane aveva un aspetto moderno anche se l’estetica non rispondeva esattamente ai canoni della bellezza classica… Indecisi sull’approccio da utilizzare, i pubblicitari dell’agenzia che si occupava dell’immagine di Citroën in Italia, realizzarono alcuni “shooting” con situazioni che richiamavano la gioia di vivere e la gioventù, che era poi il “target” del prodotto Dyane, pensato anche per “ringiovanire” la clientela Citroën: un gruppo con strumenti musicali per “l’auto senza complessi”, ragazzi con coriandoli o con l’ombrello aperto sotto un’acquazzone per “un mostro di simpatia” furono le due prime campagne pubblicitarie della Dyane in Italia.
Indubbiamente l’immagine dell’auto in Jeans, decretò il successo della Citroën Dyane in Italia
La B-Communications di Milano prese in mano l’intera gestione della comunicazione pubblicitaria di Citroën in Italia e per la Dyane, in particolare, l’agenzia milanese mise a punto uno slogan semplice e geniale che avrebbe accompagnato la piccola Citroën per i successivi dieci anni di produzione: l’auto in jeans. In quelle parole c’era l’essenza stessa del prodotto: come un paio di jeans, la Dyane era utilizzabile per andare nell’orto e a cena fuori, a teatro o alla manifestazione di protesta. Perché all’epoca vestire in jeans era anche una dichiarazione di schieramento piuttosto precisa e la Dyane prendeva così una posizione opposta a quella della sua rivale dell’epoca: la Mini, paradossalmente lanciata in Italia proprio dalla B-Communications.
La Dyane nelle campagne pubblicitarie ideate dalla B-Communication
L’auto in jeans riempiva gli spazi pubblicitari delle prime radio private, i muri delle città con spettacolari affissioni 6×3 e le pagine della stampa nazionale. Era l’auto per tutti, specialmente per quelli che in qualche modo erano “contro”, ma anche per il geometra che la usava nei cantieri, la tranquilla famiglia borghese ne faceva la seconda auto (anche grazie ai costi ridottissimi di manutenzione). Un best-seller anche nell’usato, che manteneva valori insolitamente alti perché ambitissima come prima auto da molti giovani che trovavano ciò che mancava nelle italiche 500 o 126 della Fiat: lo spazio, il comfort e anche un comportamento stradale a tutta prova. La leggenda narra che direttore commerciale dell’epoca: Vittorio Baj, tramite i suoi concessionari, a mezza voce, prometteva una Dyane nuova a chiunque fosse riuscito a ribaltare la propria. Non fu mai necessario.
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